Digg e il numero che non vuole sparire

Qualcuno l'ha definita come un esempio di ribellione del ventunesimo secolo. Di certo la vicenda del crack del HD-DVD ha tutti gli elementi per entrare nella mitologia della cultura digitale: l'hacker che aggira una sofisticata protezione anticopyright, la ritorsione degli avvocati, la reazione del popolo della rete che forza i limiti dell'open publishing commerciale per difendere la circolazione delle informazioni.

Lo scorso 11 febbraio un utente di una community hacker riesce a trovare un codice di sedici cifre esadecimali che consente di sbloccare la maggior parte dei titoli pubblicati sul supporto HD-DVD.
E' una vera e propria Caporetto per Toshiba e NEC, le multinazionali che hanno investito milioni in un successore del DVD a prova di copia. Il numero magico si diffonde rapidamente in rete raggiungendo blog e siti mainstream.
Gli avvocati della società proprietaria della tecnologia anti-copyright iniziano a minacciare legalmente tutti i siti che pubblicano la chiave compreso il popolarissimo sito digg.

Digg è uno dei più noti esempi di web 2.0, un aggregatore di notizie prevalentemente tecnologiche interamente redatto dagli utenti che propongono, commentano e "promuovono" gli articoli più interessanti.
I moderatori di digg temendo ritorsioni legali iniziano a cancellare i post incriminati. Gli utenti li ripubblicano con più insistenza, diversi account vengono sospesi scatenando l'indignazione dell'intera community. Nella sola giornata del primo maggio vengono effettuati oltre 50.000 "digg" (voti a favore della promozione in prima pagina) di notizie riguardanti la vicenda.
Al termine della giornata lo staff del sito sventola la bandiera bianca soverchiato dalla determinazione della sua stessa utenza.

Le rivolte delle utenze non sono certo una novità nella storia dei social networks e delle servizi online ma mai era successo che una presa di posizione dei membri di una piattaforma costringesse i proprietari del servizio ad esporsi ad un rischio simile.

P.S.
Il numero è: 09 f9 11 02 9d 74 e3 5b d8 41 56 c5 63 56 88 c0

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Indymediare noblogs

Un tragico giorno Indymedia italia venne chiusa.
La mia vita non cambiò di una virgola.
Qualche mattina dopo in un bar incontrai due figuri che sapevo coinvolti nella nuova piattaforma di blogging indipendente noblogs:

"Disgraziati" li ammonii "in pieno riflusso movimentista, fornite uno strumento perfetto per assecondare gli umori di compagni e fratelli frustrati, scazzati e biliosi! I blogs come micromedia individuali ed autistici in cui rinchiudersi ed infunghire, riprendere gli hobby trascurati per la militanza e, di tanto in tanto, sfogare il corsivista represso che è in ognuno di noi"

Già mi figuravo una nave con centinaia di volti affacciati ad altrettanti oblò, taluni preoccupati, taluni indifferenti, altri intenti ad articolare invettive che nessuno avrebbe sentito. Titanic era il nome della nave!
Uno dei figuri inzuppò il cornetto nel cappuccino, per nulla scosso dagli scenari che delineavo. Rispose che le finalità non erano certo quelle di sottostare alla moda del media personale, dell'esibizionismo virtuale e dell'autonarrazione ombelicale tipicamente bloggistiche. L'esperimento era solo iniziato, il percorso era down-top. Noblogs era come un brodo primordiale pullulante di microorganismi che lentamente si sarebbero organizzati ed evoluti in forme più complesse. L'obbiettivo era fornire dapprima le funzioni basilari di pubblicazione personale e successivamente creare modalità di aggregazione ed interscambio di contenuti.

Il ragionamento mi convise quanto la metafora, il newswire indymediano, affollato palcoscenico per troll e groppuscoli sparacomunicati andava sostituito con qualcosa di radicalmente diverso. Qualcosa che doveva integrare gli elementi migliori del chiacchieratissimo web 2.0 evitando quelli più inquietanti.

Le mie tesi d'aprile
Una breve wishlist di cose che nella mia fervida immaginazione sono relativamente semplici e che potrebbero aumentare parecchio le funzionalità della piattaforma come medium collettivo.

L'home page. Nei "lastest post" devono essere indicate la provenienza (nome del blog) e possibilmente le categorie che lo identificano. Perchè andare a tentoni, in base a titoli o ad un numero che non so cosa rappresenti?

I newest blog sono i meno interessanti. Non è possibile filtrare nei lastest post il primo messaggio di default e far comparire i nuovi arrivati nel momento in cui viene inserito il primo post effettivo?

Le categorie riferite ai blog sono terribilmente limitative. Non è possibile assegnare più categorie ad uno stesso blog e/o lasciar creare dei tag liberi da associare alla propria pagina?

Post. Non è possibile aggiungere un campo per il freetagging in aggiunta alle categorie? In questo modo si avrebbe una maggiore varietà di parole chiave associate ai contenuti. Mi sembra incredibile che non esista un plugin del genere in lifetype (non esiste lo so).

Pubblicazione in home page. Non è possibile creare una specie di newswire in home page? Si potrebbe aggiungere un checkbox nella pagina di pubblicazione che reciti "rendi visibile nel newswire" in modo che la gente possa catalogare autonomamente i post che ritengono di interesse *veramente* pubblico.

Il passo successivo, l'utopia: blogging strutturato e microformati. Spero di dedicarci presto un post.

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